A Coronata Villa Piuma, un omaggio alle origini del Sorriso Francescano.                           Con Padre Umile fu la prima casa accoglienza.

di Lorenzo Bisio, storico dell’arte

Il palazzo è parte del più antico insediamento di villa della collina di Coronata, sorto lungo il ripido percorso dell’antica crosa che dal litorale ascen-deva lungo il crinale sino al Santuario per la linea della massima pendenza. Nel catastale napoleonico (1810) e nella planimetria del Porro (1845-38) lo troviamo come “palazzo Pittaluga”, dalla famiglia che nell’area era proprietaria di numerosi immobili e terreni, mentre alla fine dell’ Ottocento è già citata dai Remondini come “Palazzo Piuma con cappella. In seguito alla donazione dei marchesi Piuma nel secondo dopoguerra (1954) vi ha la sua prima sede l’Opera Pia Sorriso francescano.
La villa ha accesso a ponente dall’ottocentesca strada Brignole da Ferrari, oggi via Coronata, nel tratto in cui al termine degli ampi tornanti confluisce nell’antecedente salita che fiancheggiava il palazzo. Qui già si apriva il cancello che immette nel piccolo giardino.
Il piazzale a risseu bianchi e neri è in realtà il livello più elevato di un giardino a terrazze sostenute da alti muri di terrapieno. Una scalinata a due rampe divergenti con ninfeo centrale, supera il dislivello in direzione sud allungandosi su una fascia pianeggiante. Edificio e giardino dominano la valle verso Campi.
Il volume parallelepipedo del palazzo è posto con il lato lungo sulla via, con andamento parallelo alle curve di livello a sud. Il declivio scosceso su cui è edificata Villa Piuma impone di realizzare un alto basamento di sostegno verso valle: entro muri di contenimento sono anche le terrazze del giardino e la suddivisione delle coperture mantengono chiaro il riferimento al corpo di villa centrato, tripartito, con copertura piramidale affaccio verso mare.
La soluzione adottata, riconoscibile nel catastale napoleonico (secondo la ricerca condotta dall’architetto Davide Ghinatti), presenta due corpi sporgenti a sud, sviluppati sino al piano nobile coperti dalle terrazze del piano ammezzato sottotetto, e altrettanti corpi posti a nord, isolando il corpo centrale concluso dalla copertura a padiglione che accentua il suo volume pressoché cubico. L’ingresso avviene attraverso un atrio che occupa tutto il fronte del corpo centrale e in fondo al quale si imposta la prima rampa dello scalone che conduce al piano nobile coperto da volte a crociera e delimitato da balaustrini in marmo, preceduta e schermata da un elegante triforio su pilastri di cui ne occupa due terzi.
Ai lati la successione delle camere segue la struttura tripartita dell’organismo, con volte dipinte con motivi semplici a tardi, che riprendono la decorazione pittorica settecentesca dell’atrio che ne sottolinea l’architettura. Il locale posto nell’ala occidentale è occupato dalla piccola cappella, anche direttamente accessibile dalla via per la sua mantenuta funzione di cappella pubblica, arricchita da un pregevole crocifisso ligneo.
Al piano nobile nel corpo centrale si trovano il grande salone a doppia altezza con tre finestre e balcone, che ripete lo spazio dell’atrio d’ingresso, il breve andito dove giunge lo scalone e, a nord, un’altra sala retrostante, ancora a tre finestre. Tra queste, con accesso diretto dall’andito distributivo, si trova un piccolo vano affrescato a uso di cappella interna.
Affreschi settecenteschi sono quelli della grande volta del salone, dov’è un complesso sfondato architettonico che ritrae un colonnato con figure, mentre non sono più conservati gli affreschi alle pareti. Completamente affrescata la stanza utilizzata fino alla sua scomparsa da padre Utile, nella quale l’Opera Pia ha voluto riunire alcuni arredi e effetti a ricordo del suo fondatore
Dagli ambienti di rappresentanza del palazzo un ultima rampa risale a un vano posto sotto la copertura indipendente a nord. Posti a mezzanino, nei due setti laterali si trovano due appartamenti ciascuno con affaccio su uno dei due terrazzini degli avancorpi del prospetto. principale.   Dal vano distributivo di questo livello si accede allo spazio centrale del sottotetto.
Qui è a vista la struttura a cavalletti e puntelli della copertura ma che mantiene intatta tutta l’architettura lignea originaria. Non si individuano con chiarezza le parti del bene danneggiati, secondo fonti bibliografiche, durante la Seconda guerra mondiale; la copertura è integra. Sono invece presenti alcuni interventi degli anni del dopoguerra, come l’inserimento di un ascensore con sostituzione di alcuni solai lignei con altri a struttura in cemento armato nella porzione a nord del fabbricato.

 

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