Associazioni fasulle e
Associazioni vere

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Alla luce degli ultimi accadimenti nel nostro quartiere si ripropone il problema dei finti circoli associativi che, grazie alle facili affiliazioni a compiacenti enti di promozione nazionale e alla scarsità di controlli da parte dell’Autorità, prosperano liberamente impuniti facendo profitti e evadendo le tasse. L’argomento, lo so, è scabroso e il rischio  di scatenare una guerra tra poveri è sempre alto ma qualcuno il lavoro sporco lo deve pur fare. Proviamo a farlo noi partendo dal principio che anche se “NO profit” è bene e un po’ di “SI profit” non guasterebbe, ma gestire comunque un’associazione come se fosse un bar, una discoteca o un ristorante senza pagare un centesimo di tasse facendo entrare cani e porci (con tutto il rispetto) ci fa capire come sia facile trovare avventori e sostenitori. L’evasione fiscale è sicuramente un reato deprecabile e  in questi casi ancor di più perché va a ripercuotersi su un settore che fa del volontariato e dell’assistenza sociale la propria bandiera.

Le regole alle quali un circolo si deve adeguare sono diverse e prima fa tutte la somministrazione che deve essere rivolta solo ai propri associati nel più totale rispetto delle normative amministrative e igienico sanitarie previste dalle leggi. Non vale quindi la regola che se entri in un circolo privato, in quanto invitato da un socio, puoi usufruire dei servizi che il circolo offre. Devi avere la tessera ed apparire nell’elenco dei soci che è obbligatorio perché il possesso della tessera sociale non è una mera formalità che uno può acquisire all’ingresso.

Con l’avvento del RUNTS (Registro Unico Terzo Settore) si è data una regola generale che uniforma gli statuti delle associazioni su normative importanti molto spesso ignorate da quelle associazioni che si erano così assicurate vere e proprie dinastie nella conduzione di quei circoli gestiti  oramai più da “famiglie” che da soci volontari.  Occorre dire che complice di questo fatto è stato anche  il venir meno di molti veri volontari.

Altra importante questione è l’iscrizione al Registro Anagrafico Comunale delle Associazioni che da diritto a percorsi amministrativi gratuiti e facilitati. Attualmente, un sodalizio, per iscriversi deve aver compiuto almeno un anno dalla sua nascita e deve presentare copia del proprio statuto. A questo punto acquisisce il diritto a partecipare a bandi pubblici e a ricevere contributi. Ci chiediamo perché ridurre anche questo ad una mera formalità e invece non indagare se il richiedente è in regola, ad esempio, con i propri bilanci, con l’adeguamento del proprio statuto al RUNTS, con i verbali, con il registro soci e la tenuta contabile? C’è chi ha partecipato a bandi pubblici dichiarando un numero di soci assolutamente non veritiero vincendo il bando e togliendo la possibilità ad altri più meritevoli.

L’assenza di controlli favorisce da sempre clientele e favoritismi. Beh a dire il vero qualche controllo è stato fatto. Anzi due. Alla Pro Loco Cornigliano ligure, per esempio, che per non aver variato il regime fiscale da “398” a ordinario IVA nel 2015 sta ancora pagando, rigorosamente a rate, nonostante la palese buona fede per l’errore di un commercialista, una sanzione di euro 15mila. Pazienza, abbiamo le spalle grosse mentre speranzosi attendiamo che l’infinita storia del furbo che lucra a spese dell’onesto prenda un’altra piega.

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