Le cappelle private nelle ville di Cornigliano ligure

di Lorenzo Bisio storico dell’arte

La chiesa di San Giacomo Apostolo presso via Cervetto era l’edificio sacro di riferimento degli aristocratici in villeggiatura a Cornigliano e al suo interno si trovavano alcune cappelle gentilizie. Molte famiglie però possedevano all’interno dei loro palazzi spazi di preghiera privati; solo pochi di questi sono arrivati integri ai giorni nostri, ma gli altari in esse contenuti costituiscono significative testimonianze dell’epoca di maggior splendore della Repubblica di Genova: il secolo del Barocco. Occorre citare in primo luogo la cappella di villa Spinola-De Ferrari, nucleo originario della chiesa dell’Istituto Calasanzio e del collegio stesso. Costruita dall’architetto Bartolomeo Bianco (1590-1657) accanto al palazzo commissionato da Gio. Domenico Spinola nel 1621, fu oggetto a fine ottocento e dopo i danni della Seconda Guerra Mondiale di radicali modifiche che andarono a mutarne l’assetto originario; l’altare però è ancora quello della prima fabbrica e risale al 1623.

La struttura mostra una forte derivazione dai modelli degli altari della Chiesa del Gesù a Genova, risalenti alla fine del Cinquecento e quindi di stampo ancora manierista, che comprendevano l’altare propriamente detto, dotato di mensa e paliotto, affiancato da pilastri o colonne ai lati culminanti in un fregio sormontato da un fastigio a timpano o a centina, ove si inseriva una pala scolpita o dipinta. L’effetto coloristico e il decoro mostrano un movimento appena accennato ottenuto da poche linee curve e dall’accostamento dei marmi variegati.

Unesempio più tardo, ma di gran pregio che rappresenta la massima espressione dello stile barocco a Cornigliano, è il raffinato altare in marmo bianco della cappella di villa Pavese Dufour in via Tonale (definita da Gustavo Dufour nel suo libro su Cornigliano del 1938 “splendida e grande cappella, ricca di marmi”), eseguito in origine per un ramo diverso della famiglia Spinola proprietaria del palazzo. Smontato in occasione della vendita dell’immobile da parte delle Piccole Serve del Sacro Cuore, è oggi visibile presso l’abbazia benedettina di Novalesa in val di Susa. Non si posseggono notizie sul committente e sull’artefice ma presenta chiari rimandi ai rigidi dettami post tridentini nell’impostazione dell’opera, al contempo però, come per altri altari genovesi di inizio Seicento, rivela una sovrapposizione di elementi più mossi quali grappoli pendenti di fiori e frutti, due grandi figure di angeli sui pilastri concluse verso il basso da vistose volute e paliotto costituito da un grande telo sostenuto da teste di angeli. Nella grandiosa villa Durazzo-Bombrini, costruita a partire dal 1753 per Giacomo Filippo II Durazzo, invece, vi è una cappella di gusto rococò che si integra armoniosamente agli ambienti coevi dell’edificio, ma l’altare marmoreo si differenzia dalla decorazione predominante in quanto risente ancora del gusto seicentesco di matrice barocca. Infine la cappella di villa Gentile-Bickley, risalente al 1668, fondata da Marc’Antonio Genitle ed intitolata a Santa Maria delle Grazie, mostra le tracce della fase decorativa a stucco della seconda metà Settecento; non si conoscono i decori della precedente fase di epoca barocca, ma osservando attentamente i caratteri costruttivi dell’altare in stucco e ardesia è plausibile che possa essere lo stesso dell’originario edificio sacro e chel’abilità degli stuccatori lo abbia armoniosamente inserito nello schema compositivo della nuova sistemazione.

FOCUS: I decori della cappella gentilizia di Villa Gentile-Bickley

di Sabrina Colangelo e Lorenzo Bisio

La cappella della famiglia Gentile si trova all’interno del palazzo padronale al piano terra con l’accesso principale rivolto verso il prospetto a levante ma è raggiungibile dall’interno tramite uno dei saloni d’ingresso presso il giardino. La decorazione di quest’ambiente sacro, fondato nel 1668, venne rinnovata in stile rocaille nella seconda metà del XVIII secolo come molti altri ambienti del palazzo, caratterizzato da un’armonica stratificazione degli elementi decorativi susseguitisi nel tempo. Presso l’altare, privo della statua della Madonna delle Grazie, è ancora presente l’originale seppur frammentaria decorazione composta da stucchi policromi raffiguranti elementi floreali. Nonostante il degrado sono ancora riscontrabili le dorature ed i colori viola, verde, rosa e blu e sopra l’altare vi è raffigurato lo Spirito Santo mentre ai lati, entro simili cornici a stucco poste al di sopra di due passaggi, sono raffigurati due santi a rilevo. Esaminando dal punto di vista iconografico i due rilievi a stucco è emerso che sono stati effigiati San Giovanni Nepomuceno a sinistra e San Francesco da Paola a destra. Il primo è riconoscibile poiché raffigurato con la sua peculiare mantella di ermellino, la palma e il crocifisso che rispettivamente indicano il martirio e la protezione della sacralità della Santa Sede mentre l’aureola composta da cinque stelle ricordano le circostanze della sua morte. Questo tipo di rappresentazione è presente anche in un dipinto ad olio realizzato dal pittore Antonio Giolfi nella Chiesa di San Marco al Molo e in un altro rilievo a stucco di Diego Francesco Carlone nella basilica di Santa Maria Assunta in Carignano. La beatificazione di questo Santo risale al 1721 e la sua canonizzazione avvenne nel 1729, se ne deduce che l’opera sia sicuramente postuma a quest’ultima data. San Giovanni Nepomuceno divenne molto popolare a partire dagli anni trenta del XVIII secolo ed è il patrono protettore dei ponti e dalle alluvioni. La presenza di questo santo è conducibile probabilmente alla storia del Doge Benedetto Gentile Pevere che edificò il ponte di Cornigliano a seguito della morte del figlio Francesco a causa di una piena del Polcevera. Nella cornice dirimpetto possiamo notare la presenza di San Francesco da Paola, fondatore dell’Ordine dei Minimi e taumaturgo. L’attribuzione di questa figura a quella del Santo è dovuta sia a confronti con altre sue iconografie che dalla presenza della scritta Caritas. Questo santo calabrese divenne celebre a Genova e lo stesso Federigo Alizeri nella sua“Guida artistica per la città di Genova” del 1846 riporta un aneddoto interessante:“ S. Francesco di Paola passando su Genova, alla volta di Francia, come fu giunto per nave in faccia del porto, volgendosi alle pendici del Caldetto, pronunziò, che sorgerebbe costassù un convento del proprio ordine” (ndr.il Caldetto è il promontorio di San Teodoro), e fu proprio lì che sorse la chiesa di Gesù e Maria ora denominata San Francesco da Paola. Di questa l’Alizeritramanda, inoltre, che i principali benefattori furono i Doria, gli Spinola e i Balbi.

 

Altare Villa Gentile Bickley

 

Altare Villa Pavese Dufour (foto storica)

 

Cappella Calasanzio

 

Cappella Villa Bombrini

 

Dettaglio altare Villa Bickley

 

Cappella Gio Domenico Spinola

 

S. Francesco Da Paola

 

San Giovanni Neponucemo
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