I palazzi di Cornigliano “gareggiano” con quelli delle Strade Nuove Villa Spinola De Ferrari o Spinola Doria di Lorenzo Bisio, storico dell’arte

       

Valorizzare, promuovere e divulgare il patrimonio storico-artistico del territorio rappresenta una necessità per salvaguardare e riconoscere i tesori d’arte e i monumenti presenti vicino a noi nella quotidianità.

Ciò che può apparire come banale o dato per scontato poiché la sua presenza è sempre stata sotto i nostri occhi, può però nascondere storie e inaspettati tesori d’arte in grado di eguagliare quelli presenti nei grandi musei e nei monumenti più famosi.

Questo palazzo di villa, parte più antica del complesso dell’Istituto Calasanzio, quasi irriconoscibile per via delle modifiche e degli ampliamenti realizzati nel corso dell’ultimo secolo, venne costruito per Giovanni Domenico Spinola tra il 1621 e il 1624 in luogo di una precedente costruzione su progetto dell’architetto Bartolomeo Bianco (1590-1657), maggiore interprete del Barocco genovese dal punto di vista architettonico.

Il palazzo nel corso dei secoli fu soggetto a diversi passaggi di proprietà infatti nelle planimetrie di Cornigliano di Matteo Vinzoni datate 1757 e 1773 si evince che passò alla famiglia Doria ed in seguito venne ceduto ai De Ferrari.

I Padri Scolopi ne vennero in possesso nel 1890 dall’Opera Pia De Ferrari Brignole Sale, istituita nel 1887 da Maria Brignole Sale De Ferrari per curare e ricoverare gli infermi.

L’Opera Pia disponeva di terreni, immobili e 10 milioni di capitale liquido della famiglia – rimasta priva di eredi – e costruì tre ospedali: a Carignano quello di Sant’Andrea Apostolo (l’odierno Galliera ndr.), il San Filippo in San Bartolomeo degli Armeni e il San Raffaele di Coronata.

Lungo il viale del parco dell’Istituto Calasanzio è possibile tutt’oggi vedere l’originale assetto dell’intera proprietà che comprendeva anche Villa Spinola Canepa e Villa Invrea (acquistata dai Padri nel 1897 è inglobata nel corpo di fabbrica del collegio ndr.).

Il collegamento tra il palazzo nella vicina Villa Spinola Canepa era infatti garantito da un lungo rettilineo che partiva dalla strada principale per procedere al di sotto di una perduta loggia; tracce della parte iniziale di tale viale sono ancora visibili nelle intercapedini tra la villa e il percorso pedonale che collega l’ingresso al viale dell’Istituto.

L’edificio pur mostrandosi nella sua semplicità priva di decorazioni in facciata e nonostante i mutamenti dell’originario viale, mantiene il suo senso di monumentalità in quanto lo si era concepito come solenne conclusione di un percorso.

Il palazzo di villa infatti dominava il territorio collinare circostante scendendo la valle fino a giungere al litorale.

Il progetto elaborato da Bartolomeo Bianco si è sostanzialmente mantenuto nonostante la sopraelevazione a cui fu soggetto il palazzo nel corso dell’ultimo secolo, il quale subì tra l’altro la perdita del tetto piramidale per essere sostituito da una copertura a terrazzo, una nuova decorazione in facciata e mutamenti nell’utilizzo degli accessi.

Il pianterreno e gli ambienti dell’antico ingresso sono oggi utilizzati come magazzino e non sono accessibili; mentre l’attuale entrata è posta sul retro all’altezza del piano nobile ed è raggiungibile dal viale carrozzabile che sale in curva passando attraverso un fornice.

Il monumentale atrio con accesso alla scala per il piano nobile, progettato da Bartolomeo Bianco, consta di una soluzione di articolazione spaziale visibile anche in alcuni palazzi di Strada Nuova quali Spinola Gambero (Banco di Chiavari ndr.), Tobia Pallavicino (Camera di Commercio ndr.) e ville del Ponente quali Villa Imperiale di Campi e Villa Imperiale Scassi a Sampierdarena: un dinamico e scenografico percorso di rappresentanza teatralmente concepito da tre grandi arcate da cui si sviluppano due rampe di scale speculari che dovevano condurre al piano nobile.

Soltanto una rampa conduceva effettivamente al piano superiore in quanto quella di destra è falsa, questo stratagemma consentiva di mantenere la simmetria e la monumentalità dell’atrio, primo importante ambiente di rappresentanza.

Il piano nobile, occupato attualmente dall’RSA Villa Duchessa di Galliera come il resto del palazzo, ha mantenuto la sua disposizione con i quattro salotti simmetrici e il salone come da progetto, ma il soffitto a padiglione di quest’ultimo venne sostituito a inizio Novecento da uno piano a cassettoni decorati con affreschi della scuola del Barabino.

Il progetto di Bartolomeo Bianco prevedeva inoltre il rinnovo di una preesistente cappella, di cui si hanno notizie dal 1561 come cappella gentilizia degli Spinola, staccata dal palazzo e collocata a Levante alla quota più alta del giardino a nord, raggiungibile direttamente dal piano nobile mediante un cavalcavia (il fornice che dà accesso al retro dell’edificio ndr.), accorgimento già presente in altre ville gentilizie e solitamente utilizzato per collegare il ninfeo al fine di ottenere un rapporto diretto tra i diversi livelli, l’interno e l’esterno; caratteristica tipica delle ville prealessiane di Genova.

La cappella aveva pianta centrale con un vano in aggiunta adibito a presbiterio ed era coperta da una cupola; la realizzazione del collegio degli Scolopi ne mutò profondamente la struttura, l’orientamento e le dimensioni ma alcune tracce sono ancora riscontrabili nonostante le ulteriori modifiche avvenute dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.

Quanto al terreno di pertinenza, dalla planimetria catastale allegata al lato di vendita ai Padri si è potuta ricostruirne l’organizzazione: comprendeva due giardini, uno antistante e uno sul retro del palazzo dove vi era una fontana, mentre nel resto della proprietà vi erano vigneti, orti, un castagneto, un bosco e un pascolo.

Di questa parte coltivata della proprietà oggi sono visibili solo alcune fasce e terrazzamenti tramutati nel parco nel quale è immerso l’Istituto.

 

Menu