Quale riqualificazione
senza servizi e cultura?

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Mi chiedo spesso quando tutto ciò che il nostro territorio ha dato alla città e alla nazione in termini di vite umane e salute sarà adeguatamente risarcito e la risposta che mi do è: <Mai con questo andazzo>. Non ce la potremo mai fare a stare dietro alla continua imposizione dall’alto di servitù e alla soppressione di servizi essenziali senza adeguate e immediate compensazioni e facilitazioni. Una riqualificazione a pelle di leopardo, a spizzichi e bocconi che dura oramai da vent’anni non può essere sufficiente a garantire un equilibrio tra gli interessi pubblici e privati dei corniglianesi. Quanto fatto e si sta facendo tutt’ora è sicuramente meglio del nulla ma tempi e modalità di realizzazione non rispettano quelli delle nostre reali necessità.
Quella che a mio giudizio è mancata è una visione complessiva del territorio come strumento fondamentale per la sua pianificazione e gestione che potesse consentire la conciliazione tra le esigenze di una riqualificazione urbanistica con la cultura, la salute, la tutela dell’ambiente e del paesaggio e la presenza di servizi essenziali. Tutto questo viene rimesso oggi alla buona volontà di qualche associazione vessata da imposizioni, oneri e norme. E’ triste dirlo ma la sensazione che viene fuori è che quanto fatto a oggi a Cornigliano sia stato minimale, appena sufficiente e poco curato. Alcuni esempi sono via Cornigliano, villa Serra e l’area ex Dufour.
Il problema è sempre lo stesso e risale alla notte dei tempi: l’Amministrazione fa ma non controlla a dovere ed è incapace di conservare nel tempo con una adeguata manutenzione. Altro esempio eclatante lo abbiamo con la Valletta Rio S. Pietro abbandonata il giorno dopo la sua inaugurazione avvenuta nell’anno 2000.
Mancano servizi mentre luoghi di cultura come la civica biblioteca non sono aperti tutti i giorni per mancanza di personale; nel 2012 (giunta Doria) chiudeva il CUP e il Centro Prelievi di Villa Spinola Narisano perché venivano utilizzati “solo” per 5000 persone l’anno. Quel terzo di anziani corniglianesi costretti oggi ad andare in Fiumara o in via Soliman e a nulla servirono le oltre 2000 firme raccolte contro la chiusura insieme a Padre Giacomo. Manca la Polizia Municipale che usa la nuova sede di Via Bertolotti solo come spogliatoio e costringe i corniglianesi a recarsi in quel di Sestri Ponente. Si concede infine il civico palazzo, simbolo del quartiere, ad un soggetto privato per farne un discutibile museo che nessuno vuole. Si evince così che qualunque atto svolto dalle Amministrazioni che si sono succedute negli anni viene fatto per soddisfare le loro esigenze e non le nostre. Insomma si è sempre guardato al presente incapaci di immaginare un futuro che sia quello veramente desiderato dai corniglianesi.
oerre

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